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UN FUTURO SENZA POLVERE-Roma, 28 aprile 2010

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  • “UN FUTURO SENZA POLVERE”

     

    Parlamentino INAIL

    (Roma, 28 aprile 2010)

    INTERVENTO del Dott. Franco Lotito,

    Presidente del Consiglio Indirizzo e Vigilanza INAIL (CIV)

    Incrementare la sensibilità sociale verso il dramma dell’amianto; innovare la normativa; rendere più efficace ed universale la funzione di tutela; migliorare la strumentazione ed il quadro delle competenze, a partire da quelle dell’INAIL: sono dunque i nodi di una vera e propria politica di svolta che deve vedere impegnati tutti.

    Ma intanto che il Governo matura le decisioni necessarie; che le Parti sociali operino per ottenere il risultato di un tavolo di confronto; che il Parlamento legiferi, è nostro dovere agire nel presente ingaggiando – con la strumentazione già disponibile – un corpo a corpo con quello che dobbiamo considerare il nemico pubblico n° 1: l’amianto.

    Nella nostra cassetta degli attrezzi noi abbiamo messo quattro linee di azione:

    ♦ Con la PRIMA vogliamo contribuire ad istituire un registro nazionale degli ex esposti ai vari livelli per avere un quadro generale relativo a tutti i soggetti venuti a contatto con l’amianto per motivi di lavoro, correlando e incrociando i dati raccolti dalla CONTARP con quelli delle altre banche dati esistenti, in particolare INPS e ASL;

    ♦ con la SECONDA vogliamo concordare e contribuire con le Regioni, l’ISPESL, l’ISS e il mondo accademico ad un programma di diffusione su tutto il territorio nazionale delle buone prassi di sorveglianza sanitaria già attuate in alcune Regioni, relativamente agli ex esposti all’amianto;

    ♦ con la TERZA vogliamo contribuire insieme agli altri Enti interessati a porre in campo progetti di ricerca finalizzati alla diagnosi precoce dei tumori polmonari asbesto correlati prevedendo anche report periodici sui risultati e/o sullo stato di avanzamento dei progetti stessi al fine di ridurre i casi mortali o migliorare le aspettative di vita dei lavoratori colpiti;

    ♦ con la QUARTA vogliamo promuovere, in raccordo con gli altri soggetti interessati e per le finalità già dette, un progetto teso a tracciare una mappa dell’uso dell’amianto nei siti produttivi e sul territorio.

    Ecco dunque il da farsi.

    Su questo delicatissimo e decisivo terreno siamo chiamati ad operare con responsabilità e con efficienza. Perché serve ai cittadini, che hanno diritto ad un ambiente disinquinato dall’insidia dell’asbesto. Serve ai lavoratori esposti ed ex esposti che hanno il diritto di sapere se e come possono godere dei benefici di legge.

    Serve al sistema produttivo per il quale la buona condizione ambientale è un fattore di efficienza dei costi aziendali. E poi serve all’INAIL per essere sempre più struttura portante di un sistema di welfare che faccia della salute il primo dei diritti di cittadinanza.

    Brevi note sulle malattie professionali asbesto – correlate

    Premessa

    a) i dati significativi sull’andamento delle malattie professionali non sono quelli relativi al riconoscimento ex art. 13-c.7 della legge 257/92: solo 2677 casi dal 1992. Per una analisi approfondita sul reale andamento non bisogna riferirsi ai benefici previdenziali bensì alle denunce e agli indennizzi riconosciuti dall’Inail per le seguenti voci della apposita tabella delle m.p.:

     

    • n. 56 – neoplasie da asbesto (mesotelioma pleurico, mesotelioma pericardico, mesotelioma peritoneale, mesotelioma del testicolo);

    • n. 91 – Asbestosi (placche pleuriche, noduli etc.) ;

    • alla voce tumori delle malattie non tabellate.

    • Altra importante fonte pubblica di riferimento è il Registro nazionale dei mesoteliomi (ReNaM) istituito con DPCM n. 308/2002 che censisce a livello regionale quando il SSN riscontra tale patologia maligna. Il tentativo da fare è allora mettere insieme e confrontare queste fonti per rendersi conto della vastità e della evoluzione del fenomeno.

    b) la mediana di aspettativa di vita dal momento della diagnosi è di dieci mesi mentre la latenza della malattia può raggiungere i 40 anni. Questa velocità del male contrapposta alla lentezza dalla sua latenza è da tenere in seria considerazione perché la patologia fulminante del mesotelioma a volte non consente di denunciare la m.p. o di ricostruire tramite l’anamnesi lavorativa la sua correlazione professionale.

    c) Per quanto riguarda la latenza , ammesso e non concesso che dal 93/94 non si faccia più uso di amianto, il nostro Istituto dovrà aspettarsi quindi casi di indennizzo perlomeno fino al 2034 e siccome i dati che seguono sono concordi nel rilevare un costante trend di crescita in tutti gli ultimi dieci anni bene ha fatto il CIV INAIL nel richiamarne l’importanza e a farsi promotore di soluzioni sanitarie (sviluppare la ricerca), di sorveglianza sanitaria e di mappatura storica dell’uso di queste fibre killer.

    d) nella situazione italiana non tutti i colpiti da mesotelioma hanno gli stessi diritti. Chi ha contratto il male per esposizione familiare ( prevalentemente donne ) o per esposizione ambientale (uomini, donne, grandi e piccoli) non ha nessun diritto: né all’indennizzo né alla sorveglianza sanitaria. Anche il personale militare, soprattutto quello della Marina. E’ una carenza da colmare!

    I dati: una catastrofe in corso

    Quando succede un grave infortunio ci possono essere morti o feriti, anche nel caso dei terremoti. Nel caso dell’amianto sappiamo oggi quanti sono

    stati colpiti ma non sappiamo quanti colpiti avremo nei prossimi decenni per effetto di quanto abbiamo fatto in passato. Questo purtroppo è lo scenario.

    f) Cosa risulta all’INAIL

    Il rapporto annuale 2001 per le malattie neoplastiche causate da asbesto, polveri di legno e polveri di cuoio registra un andamento dal 1965 al 1999 che va da 1 a 854 casi. E nello stesso rapporto le rendite costituite per tumori da asbesto erano il 2% di un totale di 25795 rendite costituite tra il 1995 e il 1999, cioè circa 600 persone che avevano contratto tumori da asbesto. Il rapporto annuale 2002 registra invece che sono state denunciate all’INAIL per gli anni 2000/2001/2002 per la malattia n. 56 circa 900 casi di neoplasie da asbesto.

    I successivi rapporti “ 2007 e 2008” portano questi significativi dati tra settore privato e dipendente dello Stato:

    2003 = 694 casi di mesotelioma

    627 casi di tumore non tabellato

    518 casi di asbestosi

    2004 = 760 = mesoteliomi

    737 = tumori non tabellati

    566 = casi di asbestosi

    2005 = 840 = mesoteliomi

    963 = tumori non tabellati

    635 = casi di asbestosi

    2006 = 898 = mesoteliomi

    918 = tumori non tabellati

    568 = casi di asbestosi

    2007 = 877 = mesoteliomi

    975 = tumori non tabellati

    627 = casi di asbestosi

    Per il 2008 il Notiziario Statistico INAIL registra quanto segue:

    mesoteliomi denunciati 1053

    tumori non tabellati ( non si conosce ancora)

    asbestosi 376

    La tendenza è chiara: si è passati da una media di 300 casi anno nei primi anni 2000 ad una media di circa 800 casi anno negli anni 2006/2009 solo per quanto riguarda i mesoteliomi.

    Ma cosa dice l’ISPESL

    Nel secondo rapporto sul RENAM in 12 Regioni italiane tra il 1993 ed il 2001 si sono verificati 5173 casi di mesotelioma di cui circa 4000 certi all’esposizione lavorativa della pleura, circa 300 certi del peritoneo. Il dato va da 212 casi registrati per il 1993 ai 957 casi registrati nel 2001.

    Il terzo rapporto in fase di pubblicazione aggiorna e conferma questo trend al rialzo: in 17 Regioni si sono riscontrati 9166 casi di mesotelioma per il periodo 1993/2004. Quindi aumentato l’arco di indagine di soli tre anni e avendo allargato le Regioni coinvolte nell’analisi i casi sono perlomeno raddoppiati. Il Piemonte conta circa 2000 casi, seguita dalla Liguria (1246), Lombardia (1025), Emilia (1009), Veneto (856). Fanalino di coda la Calabria con 6 casi. Per quanto riguarda i settori produttivi è ormai quella dell’edilizia ad avere i casi più numerosi (822).

    Il trend temporale aggiorna quello precedente e i casi verificati passano dai 235 del 1993 ai 1099 del 2004. La tendenza a crescere è uguale o superiore ai dati dell’INAIL. Ciò è dovuto al fatto che l’INAIL registra solo quelli professionali/lavorativi mentre, invece il ReNaM registra tutti i dati professionali, ambientali e familiari.

    Considerazioni finali: non far finta di niente

    Dunque il dato è in crescita, non si conosce il numero di persone esposte a vario grado all’agente cancerogeno sia professionalmente, familiarmente che ambientalmente.

    La sorveglianza sanitaria dagli esposti e dagli ex esposti può essere positiva solo nei casi di asbestosi. Per quanto riguarda il mesotelioma non esistono scampi se non finanziare la ricerca.

    Per quanto riguarda i tumori professionali in esposti od ex esposti ad amianto la situazione, soprattutto il numero – sono difficilmente quantificabili. Uno studio lombardo calcola che tumori polmonari insorti in uomini residenti in 200 Comuni tra il 2002 ed il 2005 per il 17% sia attribuibile ad esposizione ad amianto: circa 800 persone. Infine è stata di recente pubblicata da parte di ricercatori dell’ISPESL una stima del numero atteso di tumori polmonari attribuibili oggi all’esposizione ad amianto, derivata da un parallelo con la frequenza di tumori primitivi pleurici nelle stesse aree territoriali. La stima indica un rapporto vicino ad 1:1 tra le due patologie, quindi indica in circa 1200 i casi di tumore del polmone che insorgono ogni anno in Italia a causa dell’esposizione lavorativa ad amianto.

    Che fare dunque

    Il CIV dell’INAIL propone nelle sue linee guida:

    contribuire ad istituire un registro nazionale degli ex esposti ai vari livelli per avere un quadro generale relativo a tutti i soggetti venuti a contatto con l’amianto per motivi di lavoro, correlando e incrociando i dati raccolti dalla CONTARP con quelli delle altre banche dati esistenti, in particolare INPS e ASL;

    1. concordare e contribuire con le Regioni, l’ISPESL, l’ISS e il mondo accademico ad un programma di diffusione su tutto il territorio nazionale delle buone prassi di sorveglianza sanitaria già attuate in alcune Regioni, relativamente agli ex esposti all’amianto;

    2. contribuire con gli altri Enti interessati a porre in campo progetti di ricerca finalizzati alla diagnosi precoce dei tumori polmonari asbesto correlati prevedendo anche report periodici sui risultati e/o sullo stato di avanzamento dei progetti stessi al fine di ridurre i casi mortali o migliorare le aspettative di vita dei lavoratori colpiti;

    3. promuovere, in raccordo con gli altri soggetti interessati e per le finalità di cui ai due punti precedenti, un progetto teso a tracciare una mappa dell’uso dell’amianto nei siti produttivi e sul territorio, mettendo a disposizione i dati raccolti dalla CONTARP nell’esercizio dei compiti di accertamento e certificazione delle avvenute esposizioni in attuazione della L. 257/92.

    Nel contempo chiede la riconvocazione di un tavolo Governo / PP.SS. per verificare e compiere la manutenzione straordinaria di una legge a 18 anni dalla sua emanazione (dalla 257/92 al susseguirsi di interventi legislativi e normativi che da allora si sono sovrapposti a volte in maniera contraddittoria). L’amianto è un problema della nazione perché è un vulcano in costante attività non tanto per il diritto ai benefici previdenziali bensì per il carico di sofferenza che ha generato e che purtroppo continuerà a generare.

    Per quanto riguarda l’INAIL, soprattutto i suoi compiti, si agirà sulle direttrici di: conoscere quanti , dove e per quanto sono stati o sono esposti; promuovere la ricerca per la sorveglianza sanitaria; arrivare – come è avvenuto per altre patologie come il cancro al colon, al collo dell’utero o alla mammella – ad una diagnosi precoce per i casi di tumore. E’ una strada lunga ma bisogna tentarci.

    Giuseppe Turudda – Consigliere CIV INAIL Nazionale


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