Written by 0:45 Ultime

Nel paese che muore d’amianto di Andrea Milluzzi (21 giugno 2010)

Reading Newspaper Vector Illustration

Nel paese che muore d’amianto
di Andrea Milluzzi

(21 giugno 2010)

A Ferrandina, Basilicata, una discarica di Eternit sta facendo una strage. Qualcuno vuole intervenire?

“Ma che cosa sta succedendo a Ferrandina?”

Questa è la domanda che Nunzia si sente rivolgere all’ospedale di Matera, dove le hanno appena diagnosticato un tumore. Una sentenza ultimamente troppo ricorrente fra gli abitanti di questo paesino a una trentina di chilometri dalla città dei sassi. Ma una risposta i ferrandinesi se la sono data: sta succedendo che la pattumiera d’Italia ha
iniziato a generare i suoi morti.
All’ingresso del paese un corteo funebre sta salutando una donna di 57 anni portata via in un mese da un cancro. Sotto si estende la valle con i suoi calanchi, che nelle intenzioni di una volta doveva diventare un parco nazionale. Invece adesso ospita cinque discariche e il ministero dell’Ambiente progetta di costruirci pure un inceneritore e un’ennesima mega discarica di rifiuti tossici e nocivi.

Guarda La videoinchiesta su: http://espresso.repubblica.it/multimedia/video/25028238

Ferrandina ha quasi diecimila abitanti e una grande storia alle spalle: è stata fondata ai tempi della Magna Grecia ed è stata un centro culturale anche in epoca bizantina.
Nell’Ottocento i suoi abitanti si ribellarono più volte e anche durante la Seconda Guerra mondiale ci fu un’insurrezione contro i gerarchi e i latifondisti fascisti. Il paese è in cima a una collina e nel 1978 fu usato come location per il film ‘Cristo si è fermato a Eboli’, di Francesco Rosi.
Ma molto tempo è passato da allora. Domenico La Carpia è un imprenditore locale che si occupa di trivellazioni, smaltimento rifiuti e bonifica del territorio. Il nome della sua ditta è uno dei tanti che campeggiano sui cartelli di divieto d’accesso per presenza di sostanze pericolose. Sta mettendo in sicurezza la discarica comunale di Casaleni, ha una discarica di amianto e ha in carico la bonifica dell’ex Materit, azienda della vecchia e famigerata Eternit che fra il 1973 e il 1989 ha fatto tutti i danni che poteva fare al paese e ai paesani. “I lavori di bonifica sono iniziati ma per mettere
completamente in sicurezza la zona servono, direi, 2 milioni di euro e il Comune non ha più una lira”, spiega La Carpia. Nel frattempo 10 operai degli 86 che ci lavoravano sono morti, 16 si sono ammalati e tutti gli altri vivono un’esistenza sospesa fra controlli medici e il sospetto di essere già condannati.
Eppure che l’amianto fosse cancerogeno si sa da tempo.
Non è più come 30 anni fa quando pur di lavorare i ferrandinesi accettarono di maneggiare quella strana polvere sconosciuta. Una relazione tecnica del 2005 ha rilevato amianto e manganese in quantità superiori alla norma nei terreni e nelle acque vicini alla ex Materit. Cinque anni dopo la fabbrica è sigillata alla meno peggio, con finestre infrante, un portone aperto e polvere per terra che si alza al minimo venticello stagionale. Dentro ci sono ancora 500-600 sacconi da mille chili di amianto ciascuno che aspettano di essere seppelliti e definitivamente dimenticati.

Ma sono ancora là. E in paese si conta un malato a famiglia. A pochi metri dallo stabilimento passa la superstrada Basentana che collega tutta la valle. Un altro centinaio di sacchi di amianto e un altro telone – rotto – danno il
benvenuto. Nessuna recinzione, un solo cartello che però capre e mucche non possono leggere e quindi brulicano
tranquillamente l’erbetta accanto alla sostanza maledetta. Dal produttore al consumatore il passo è breve e a volte
mortale.
“Mio marito diceva sempre che mangiando i prodotti locali sapevamo bene cosa mangiavamo. No, lo sappiamo adesso”.

Nunzia ha 53 anni, da uno è rimasta vedova dopo che il marito è stato ucciso da un tumore. Adesso è lei a combattere con lo stesso male: “Mi sentivo stanca, pensavo fosse per quello che ho dovuto passare negli ultimi tempi. Invece ho fatto gli esami ed è venuto fuori che avevo un tumore al seno.

Ma non ero preoccupata, so che si può guarire e ho fiducia nella scienza. Poi invece la Tac ha trovato metastasi ovunque e mi hanno detto che era inutile pure l’operazione”.
C’è un documentario della Ola (Organizzazione lucana ambientalista), dall’associazione Ambiente e legalità e da Pensiero Attivo, un’associazione giovanile di Ferrandina in cui il free lance Andrea Spartaco filma i sacchi di amianto e il percolato che defluisce dalla discarica di Casaleni. “Nemmeno far vedere il video in piazza è servito a smuovere
le coscienze. La conseguenza più devastante di essere diventati la pattumiera d’Italia è che tutti si sentono legittimati a fare quello che vogliono”, dice Spartaco. Se dici amianto e Eternit, la prima assonanza che viene in mente è Casale Monferrato, ma le pattumiere d’Italia sono di più, e tra queste Ferrandina. Gli effetti sono gli stessi, la consapevolezza, molto spesso, no.

Close